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Legge di stabilità: novità sul contributo unificato

Pessime notizie per i cittadini.

La nuova Legge di stabilità, nella sua versione definitiva, parrebbe aver reso ancora più difficile ai cittadini ottenere giustizia nelle competenti sedi, innalzando gli importi del contributo unificato, ossia i costi fissi e vivi che si devono affrontare per iscrivere al ruolo una causa, in particolare al fine di scoraggiare le impugnazioni in appello.

L'intento dichiarato è quello di decongestionare l'attività delle Corti d'Appello e dei Tribunali, evitando che le parti propongano impugnazione ai meri fini dilatori, ossia per coioro che intendono allungare ingiustificatamente i tempi processuali.

Con questa misura, che si aggiunge all'introduzione dell'udienza-filtro in sede di appello già effettuata in metà agosto ed in vigore a far corso dal settembre scorso, sempre ad opera del Governo Monti, si riducono quindi le possibilità per i cittadini di impugnare i provvedimenti emessi in primo grado, finendo così per penalizzare coloro che dovranno scegliere se impugnare o meno un provvedimento, costringendoli a dover maggiormente soppesare l'esborso economico per aver giustizia.

Il provvedimento sembrerebbe sì mirato ad evitare le sole impugnazioni meramente dilatorie; in realtà finisce per comprimere il diritto del cittadino ad avere giustizia. E' vero che i tre gradi di giurisdizione non sono costituzionalizzati e che ci sono pareri illustri che dicono che essi sono anzi un lusso che non ci possiamo più permettere, ma è vero altresì che così facendo, si va sempre più a restringere uno dei pochi punti di forza della democrazia in Italia: ossia il diritto del cittadino di adire le competenti sedi per avere giustizia, rinunciando a farsi giustizia da sé.

L'aumento del contributo unificato è pari alla metà per il giudizi di impugnazione: questo è il contenuto della disposizione prevista all'art. 18 della Legge di Stabilità, consultabile cliccando qui.